Riflettendo sul significato del Giovedì Santo, volendo dargli una peculiarità, non mi viene in mente altro che il carattere del “segno”.
“Segno” non è altro che la forma visibile di una realtà che non è disponibile ai nostri sensi.
La fede cristiana possiede proprio questa caratteristica: la presenza di segni significativi, che poi sono i “sacramenti”, che rappresentano tangibilmente una realtà celata, misteriosa ma non per questo inesistente.
Gesù Cristo è “il segno dei segni”: la rivelazione palpabile di Dio, il “sacramento del Padre”.
“Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo (I Gv, 1, 1-3)”.
Ma Gesù Cristo non ci testimonia soltanto l’esistenza di Dio, ce ne rivela l’essenza.
L’essenza del Dio Padre invisibile ci è mostrata appunto dalla liturgia della Parola della “Missa in coena Domini” del Giovedì Santo.
Due le “azioni concrete” di Cristo: la lavanda dei piedi degli Apostoli e la distribuzione di Se Stesso nel Pane e nel Vino. Due “tracce” indelebili dell’essenza di Dio, come Amore incondizionato e preveniente, che “serve” e che “nutre”, nel pane spezzato e nel vino che sprigiona gioia e vita.
Anche Giuda ebbe i piedi ripuliti, anche Giuda si cibò del pane e bevve del vino.
E anziché dissertare sulla sua “comunione sacrilega”, parliamo del dono di Dio che non esclude nessuno, Pietro o Giuda, il rinnegatore e il traditore, e che è aperto comunque al perdono.
Nessuna persona nella storia ha lasciato tracce di sè, più di Gesù Cristo. Sue tracce si possono rinvenire nella sua “filosofia”, nei suoi “detti”, nei suoi “discorsi”, nei suoi prodigi miracolosi, riportati dai Vangeli. Io li ritrovo, ancor di più, in Lui come Parola eterna del Padre e come presenza sacramentale nel Pane eucaristico, che sarebbero comunque improduttive, per noi, se non fossero accompagnate dal servizio ai fratelli.
Le tracce.
aprile 9, 2020 di torietoreri
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