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Archive for aprile 2016

Papa Francesco, con la sua visita a Lesbo, ha lanciato nuove sfide, sempre più coraggiose e rivoluzionarie, a questa umanità segnata da ferite profonde, fisiche e spirituali. Anzitutto ha oltrepassato la soglia della pura, tradizionale evangelizzazione cristiana. Il Cristo che adesso la Chiesa Cattolica annunzia (tenendosi quasi in disparte) è il Cristo della scelta radicale della povertà. È il Cristo che si interessa dell’uomo, che sta dalla sua parte, che lotta contro le strutture economiche, sociali, politiche che lo imprigionano. È il Cristo della resurrezione, che annunzia le realtà trascendenti, ma è anche il Cristo della passione e della morte, che vive accanto a chi soffre e ne condivide le istanze e i bisogni. È il Cristo dell’emergenza, che tira fuori l’uomo che sta per annegare, come Pietro nel lago tempestoso della Galilea.
L’ accompagnarsi poi di Francesco, nella visita a Lesbo, al Patriarca e all’Arcivescovo ortodossi esprime un’ulteriore esigenza: quella che le religioni, tutte le religioni, abbiano come priorità la difesa degli oppressi e la pace. È questa la loro nuova frontiera, e non soltanto delle religioni cristiane: prima ancora di individuare punti di convergenza mediante le dispute teologiche, le disquisizioni filosofiche, le argomentazioni storiche, questi devono già essere, nei fatti, i diritti dell’uomo, di qualsiasi persona.
L’aereo del Papa, di ritorno, era più pesante: delle persone, della storia, della sofferenza di dodici profughi. Tutti musulmani: ma questo dà fastidio soltanto a coloro che del Vangelo hanno capito ben poco.

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